Filippo Dal Fiore

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L’elefante in salotto

October 30, 2009
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77 Massachusetts Avenue: scendi dalla macchina e ti si para davanti un tempio di scienza e di tecnologia. Ti arrampichi a grandi passi sulla scalinata, schivi una delle possenti colonne a capitello ionico, entri nell’atrio del Massachusetts Institute of Technology. Schermi e manifesti promuovono gli eventi del giorno e del trimestre, ti accorgi che fa da padrone la ricerca sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili. Ti salta all’occhio la pubblicita’ della M.I.T. Energy Initiative: “mettiamo insieme scienza, innovazione e politica per trasformare i sistemi energetici del mondo”.

Poi, improvvisamente, forse per l’emozione, senti l’esigenza di andare in bagno. L’insegna maschile sporge sul “corridoio infinito”: entri e fai per appoggiare lo zaino sul lungo termos che corre sotto la finestra, ma questo e’ talmente bollente che ti rovinerebbe il portatile. Ma come? Ti domandi. E’ fine aprile e fuori ci sono 20 gradi. Guarda un po’: la finestra e’ aperta. Questa si’ che e’ efficienza energetica.

Si sa, tra il dire e il fare c’e’ una bella differenza, ma qualche volta mi sembra che solo gli Stati Uniti, il paese dove tutto e’ piu’ grande, siano capaci di contraddizioni tanto evidenti.
Basta sintonizzarsi sull’agenda politica mondiale, cosa che gli americani fanno piu’ distrattamente di altri popoli a parita’ di scolarizzazione e su base statistica. In materia di energia apprendo che: “e’ necessario fermare l’IRAN nella produzione dell’energia nucleare a scopi bellici”. Passando alla salute: “obesita’ in aumento in tutti i paesi avanzati, necessarie nuove abitudini alimentari e stili di vita”. Finendo con l’economia: “Cina nuovo gigante dell’economia, sempre piu’ posti di lavoro “dirottati” dagli USA ai paesi emergenti”.

Facile lamentarsi, ma ci siamo mai chiesti perche’ le cose stiano cosi’?
Ci facciamo campioni di un nuovo futuro energetico, ma intanto teniamo le finestre aperte con il thermos acceso. Promuoviamo la denuclearizzazione, ma intanto i dati vedono il budget USA per la sicurezza nucleare 14 volte piu’ grande di quello per la ricerca e lo sviluppo in ambito energetico(stime di Schwartz e Choubey, per l’anno fiscale 2008). Tessiamo le lodi di di uno stile di vita piu’ sano, ma intanto al supermercato abbondano le taniche di latte, i sacchetti di carne, le offerte 5 per 4, gli snack e le bevande ipercaloriche frutto degli ultimi ritrovati della ricerca scientifica in materia di nuovi sapori. Ci lamentiamo della crescita della Cina, ma intanto facciamo a gara per attrarre i migliori scienziati e ingegneri cinesi nelle nostre universita’, coloro che una volta rientrati in patria diventeranno gli artefici del riscatto cinese.

E’ quindi tutto sbagliato?
Piu’ che sbagliato, e’ forse la logica conseguenza di un sistema fatto di mondi che non comunicano tra di loro, ciascuno con i propri obiettivi ed incentivi.
Gli accademici si preoccupano delle pubblicazioni e di attrarre i migliori scienziati per arrivare ad ottenerle, prima ancora che della propria efficienza energetica e della competizione cinese. Le aziende di produzione di cibi si preoccupano di massimizzare il profitto, prima ancora della salute della gente. Il governo americano si preoccupa della propria sicurezza, prima ancora di quella del mondo in generale.
E’ come un’orchestra senza un direttore: manca una figura super-partes capace di fare convergere i solisti verso un unico spartito; mancano obiettivi condivisi di ordine superiore, dai quali tutti possano beneficiare.

Che gli Stati Uniti e molte realta’ del mondo occidentale soffrano di un “eccesso di democrazia”? Che sotto questo profilo una Cina non democratica sia un bene per il mondo?
Senza una pianificazione verso un fine superiore, la democrazia sembra diventare anarchica: tutti fanno quello che ritengono importante e nessuno si sente responsabile del risultato complessivo…

E’ facile per un visitatore far notare agli americani contraddizioni tanto evidenti.
Ma non sorprendiamoci se essi stessi non riescono o non vogliono vedere tale “elefante in salotto”. Dopo tutto, sono esseri umani tali e quali a noi, e l’ultima cosa che vogliamo augurarci e’ che il terreno ci crolli sotto i piedi. In fin dei conti, il DNA del sogno e della civilta’ occidentale e’ la valorizzazione del dio dentro di noi, delle straordinarie capacita’ esprimibili dall’uomo quando lasciato libero di fare di testa propria. Abbiamo fatto grandi cose, la maggior parte di noi in buona fede, ma l’inizio del nuovo millennio sembra averci riportato con i piedi per terra.

La strada imboccata non e’ sostenibile, perche’ strada non e’.
Armiamoci quindi di nuove carte e bussole, il nuovo cammino non puo’ piu’ aspettare.

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