Filippo Dal Fiore

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Alle 4 e mezza in Piazza Skype

March 3, 2010
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Lo scoccare delle 16.25 preallarma i colleghi sulla riunione incombente.
F., direttore del gruppo di lavoro per lo sviluppo del nuovo sofware, chiude la finestra delle e-mail e riordina gli appunti in una delle sue due postazioni di lavoro di Padova, un ufficio condiviso in uno studio medico di famiglia.

V., supervisore tecnico e contemporaneamente neo-assunto in una multinazionale della Silicon Valley, chiude la porta del proprio ufficio casalingo: in attesa della nuova sede della multinazionale ad Amsterdam, lavora da casa durante il pomeriggio e la sera fino a tardi, sincronizzato agli orari dei colleghi californiani.
B., specialista nell’analisi dei dati, consegna il nipotino alla baby sitter e si fa spazio sul tavolo del soggiorno in una casa di Velbert, in Germania: e’ li’ da un mese per aiutare la sorella che sta per partorire il secondo figlio e il cui marito e’ in ospedale.
P., supervisore scientifico, chiude la porta del proprio ufficio presso il dipartimento di Fisica dell’Universita’ di Atene, altrimenti gli studenti potrebbero fare irruzione.
K., sviluppatrice e grafico, mette le cuffie al computer, altrimenti potrebbe disturbare gli altri studenti che sono con lei in un’aula dell’Universita’ di Poznan, in Polonia, dove sta seguendo una lezione.
P., specialista del server, esce dall’ufficio che condivide con altri ricercatori presso un laboratorio tecnologico dell’Universita’ Sapienza di Roma, per non disturbare e farli indispettire. Se fosse estate siederebbe a casa nella sua Siracusa, perche’ non riesce a stare lontano dal mare.
R. e. E., imprenditori di un’azienda del software di Amsterdam, hanno gia’ comunicato che non riusciranno a venire.

Il computer segna ora le 16.30. Verde. Verde. Verde. Verde. Verde. Verde. Tutti i 6 partecipanti segnalano la disponibilita’. F. clicca “Avvia la teleconferenza”. Pronto. Pronto. Pronto. Pronto. Pronto. Pronto. La riunione comincia puntuale: on-line, ognuno difronte al proprio computer, gratuitamente, su Skype. V. condivide con tutti i partecipanti lo schermo del proprio computer in cui e’ visibile il foglio Excel con il piano di lavoro. Poi tocca a K. mostrare a tutti le ultime modifiche apportate all’interfaccia grafica del sofware. La riunione e’ ormai decollata.

Alle 4 e mezza in Piazza Skype.
Questo il titolo dell’e-mail che ho utilizzato per promuovere le riunioni del gruppo di lavoro descritto. Dopo una lunga sessione in presenza presso la sede della nostra Fondazione ad Amsterdam, ho deciso che ci saremmo trovati in Piazza Skype tutti i giorni feriali per 4 settimane consecutive, per poi convenire nuovamente ad Amsterdam per il “debriefing” (analisi retrospettiva) del lavoro svolto e la programmazione dei prossimi passi. Grazie ad affiliazioni con istituti di ricerca ed aziende in piu’ paesi, io e il secondo fondatore dell’iniziativa abbiamo messo insieme un gruppo di lavoro internazionale, per buona parte gia’ impegnato in altri progetti e ben poco intenzionato a lasciare il proprio paese per l’Olanda, per ragioni perlopiu’ famigliari e personali. La nostra Fondazione ha sede in un business center localizzato dentro il meraviglioso Museo delle Carte Geografiche di Amsterdam. Naturalmente, affittiamo e paghiamo una sala di lavoro solo quando ci serve, per il resto provvede Skype. Naturalmente rimborsiamo il viaggi ai nostri collaboratori, ma per fortuna i voli intraeuropei non costano piu’ come una volta. Naturalmente se lavorassimo tutti in uno stesso ufficio tutto il tempo saremmo piu’ efficienti, ma come tutti dobbiamo fare di necessita’ virtu’.

Ora che lo scrivo, la cosa mi sembra ancora piu’ incredibile.
In realta’, chi in un modo chi nell’altro, sono in tanti, tantissimi, milioni in tutto il mondo coloro che si stanno convertendo al tele-lavoro, diventando imprenditori di se’ stessi e gestendosi autonomamente molteplici progetti dal proprio computer portatile. Nei settori creativi e tecnologici in cui la materia prima e’ digitalizzata, si va affermando il trend per cui non e’ piu’ la persona che si sposta sul luogo di lavoro, bensi’ il lavoro che si sposta nei luoghi in cui la persona preferisce stare. (Ultimamente – ma non spargete la voce – mi e’ capitato di gestire un’importante telefonata di lavoro disteso su uno sdraio sulla terrazza di un appartamento di montagna, portatile appoggiato sulle ginocchia).

British Telecom offre incentivi ai propri dipendenti per lavorare da casa due giorni alla settimana, adempiendo al piano del governo inglese per combattere il traffico. Cisco Systems ha equipaggiato le proprie sedi in tutto il mondo con la tele-presenza: entri in una stanza, prendi posto e intorno al tavolo siedono gli altri partecipanti, ciascuno dentro a uno schermo in grandezza reale. La stessa Cisco sta per chiudere un’intera ala del proprio campus di Amsterdam: chi da casa, chi in viaggio dagli alberghi e prenotando sale in altre sedi, sembra che nessuno “vada piu’ in ufficio”, concetto superato visto che molti dipendenti considerano tale solamente il proprio computer portatile. Allo stesso modo, quando lavoro dal MIT a Boston, sono piu’ le volte in cui le riunioni progettuali con certi professori avvengono in teleconferenza piuttosto che in presenza: finche’ non glielo chiedi non sai mai dove sono, potrebbero essere a casa dietro l’angolo o all’aeroporto di Singapore.

Fino a qui la mia limitata esperienza.
Qualcuno potrebbe considerarla un presente moderno e affascinante, in cui le persone non sono piu’ schiave degli uffici e del pendolarismo; qualcun’altro la massima espressione di una societa’ individualizzata e atomizzata, fatta di persone che in fin dei conti passano la maggior parte del proprio tempo sole davanti al computer.
Credo che entrambi gli argomenti siano validi e veritieri, ma il punto per me non e’ schierarsi dall’una o dall’altra parte, ma piuttosto capire come ciascuno possa trovare la propria giusta via di mezzo. Che potrebbe essere quella di abbinare i due mondi, piuttosto che sostituire l’uno all’altro: lavorare con i propri colleghi in ufficio qualche giorno alla settimana, o settimana al mese, e lavorare da casa o in viaggio il resto del tempo (piu’ facile a dirsi che a farsi!). Sfruttare l’opportunita’ offerta dal nuovo mezzo tecnologico per trascorre piu’ tempo di qualita’, anziche’ meno tempo, con la propria famiglia e i propri amici (piu’ facile a dirsi che a farsi!).

Forse l’avvento di Internet e’ stato come regalare una Ferrari a chi aveva sempre guidato una FIAT. Si possono fare cose che prima si erano solo sognate, ma ci si puo’ anche schiantare molto piu’ facilmente. Con il tempo e l’esperienza mi auguro che tutti possano imparare nuovamente a guidare.

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