Filippo Dal Fiore

on37qi - fhwkht - od9tla - 9hb937 - 01updz - vhnwvs - sut8dn - x8eo8k

Blog

Alla riscoperta della gratitudine

May 17, 2014
farfalla su girasole

Come probabilmente accade in molte altre giovani famiglie, e’ arrivato anche per noi il momento di fare economia. Mi sorprendo a mettere tutte le spese l’una in fila all’altra: ma quante sono? Abbonamenti, automobili, assicurazioni, banda larga, spese condominiali di ogni tipo, benzina, mensa della scuola, mutuo, vacanze…Valuto la possibilita’ di tagliare qualcosa e porci dei limiti espliciti, cosa che non ho mai considerato nel passato.

A questo punto, mi sorprende una rara sensazione di gratitudine per quello che ho. Sono proprio tante cose, e io le avevo date per scontate. Adesso che potrei perderle, mi sento grato di poterle avere in primo luogo, ed e’ come se l’eventualita’ di una rinuncia mi stia re-insegnando a portare loro rispetto. E’ la stessa sensazione che mi coglie quando la vicina del piano di sotto mi parla dell’incidente improvviso che ha menomato il fratello: la vita di tutti i giorni non ci e’ data per sempre, prima o poi una crisi arriva, ma invece che deprimermi questa considerazione mi fa provare gratitudine per la mia quotidianità. Quello che e’ invisibile e scontato riacquisisce improvvisamente valore, dall’automobile che guido ai programmi preferiti, dalla compagnia della mia famiglia alla passeggiata dopolavoro al parco, tutte cose che non sono date per sempre e che a viverle con gratitudine hanno un sapore meraviglioso.

Ora che mi sembra di intuire il meccanismo attraverso cui si genera la gratitudine, mi riesce anche piu’ facile capire il perche’ nel mondo moderno sia cosi’ straordinariamente difficile provare questa emozione. Invece che ringraziare gli altri e provare riconoscenza per quello si ha, ci si lamenta sempre e si avanzano pretese di ogni tipo su quello che dovrebbe esserci. Secondo l’antropologo Eisenstein, nelle societa’ moderne siamo tutti vittime di una costante sensazione di scarsita’, dovuta al livello in cui il denaro ha permeato nel profondo la nostra psiche. Come il tempo misurato dagli orologi, anche il denaro rappresenta una prospettiva quantitativa per guardare alle cose, e in quanto tale non ha limite, non e’ mai troppo, e ti comunica costantemente che puo’ essere di piu’. Di conseguenza, una societa’ in cui “il tempo e’ denaro”, e’ anche una societa’ in cui niente e’ mai abbastanza. E’ forse questo il motivo per cui un atto di rinuncia potrebbe risultare liberatorio e riabilitante: e’ un’ammissione che di quella cosa non si ha veramente bisogno. Chi invece puo’ permettersi tutto si trova invece in un’inconsapevole continua rincorsa dell’insoddisfazione. Sembra che solo percependo o stabilendo dei limiti possiamo “apprezzare” quello che abbiamo, piuttosto che darlo per “scontato”.

Mantenendo questa prospettiva, si spiega l’incredibile capacita’ che hanno le societa’ piu’ ricche al mondo di produrre lamentele e pretese di ogni tipo. In Italia abbiamo la tendenza a pensare che la prima ragione per cui ci lamentiamo e’ la natura “difettosa” del nostro paese e di noi Italiani, ma chi di noi ha vissuto in paesi che reputiamo piu’ virtuosi (per esempio, Francia o Germania) ha scoperto con grande meraviglia che…si lamentano sempre anche loro! Se non ci si mette un limite, non si potra’ che pretendere quello che ancora non c’e’. Puoi migliorare le cose quanto vuoi, ma resterai sempre frustrato e insoddisfatto, prigioniero di quello che “dovrebbe” ancora esserci (chi l’ha detto?). Al contrario, chi prova gratitudine non guarda oltre, non e’ vittima di fughe mentali in avanti, ma e’ presente qui e ora con il cuore.

Un’ulteriore contraddizione e’ quella per cui una societa’ vittima di troppe pretese e’ anche una societa’ che potrebbe oggettivamente peggiorare anziche’ migliorare, nonostante l’aiuto del progresso tecnologico. Alle persone e alle imprese si potrebbero presentare richieste troppo difficili da far collimare: piu’ presenza e partecipazione in famiglia, ma anche massimo impegno sul lavoro; piu’ attenzione verso l’ambiente e la societa’, ma anche massimizzazione del profitto per gli azionisti. Nonostante l’impressione di potercela fare – nella prospettiva della quantita’, tutto ci appare potenzialmente infinito – semplicemente non ce la facciamo, se non al prezzo di una minore qualita’ ovvero di un peggioramento delle cose o della nostra vita.

Quindi, crisi economica come problema o come opportunita’?
A guardarci bene, il problema esisteva gia’ ed e’ lo stesso che ha generato la crisi, ovvero quel bisogno psicologico dell’uomo moderno e tecnologico di avere e fare sempre di piu’. Negli ultimi anni sembra che un vuoto di gratitudine abbia indotto sempre piu’ persone a rincorrere la qualita’ attraverso la quantita’, in una corsa esasperata (ma anche gratificante, eccitante e onnipotente) ad arricchirsi piu’ possibile o oltre ogni lontana misura di buon senso. E’ cosi’ che si e’ andato a creare quel baratro di disuguaglianze tra gli ultra-ricchi, i ricchi e i meno ricchi che ha innescato una crisi fin troppo ovvia. Nel suo illuminante libro “Per qualche dollaro in piu’”, Andrea Baranes riporta il dato statistico che vuole che se tutto il denaro circolante nel mondo fosse diviso equamente per i quasi 7 miliardi di abitanti del pianeta, ogni persona sulla terra potrebbe vivere con oltre 2.500 dollari al mese! Di quale scarsita’ stiamo quindi parlando?
L’abbondanza materiale e finanziaria delle nostre societa’ va ben oltre ogni plausibile immaginazione, e continua inesorabilmente a crescere giorno dopo giorno.

Questa e’ la dimensione ultima della crisi, a mio avviso: una chiara opportunita’ per aprire gli occhi sul fatto che occorre lavorare a livelli ben diversi per uscirne, invece che lavorare tutti di piu’ come vogliono gli ideologi dell’economia. Basta buttarsi compulsivamente all’azione, e’ ora di rimboccarci le maniche per curare la psiche collettiva delle nostre societa’. Controllando il senso fittizio di urgenza e di inadeguatezza, rieducandoci a porci dei limiti dove nessun’altro li mette per noi, onorando quello che abbiamo facendone economia insieme agli altri e facendo finalmente delle rinunce. Quando ritorneremo a guardare il mondo con gratitudine, questo non potra’ che tornare a riempirci di soddisfazione.

Immagine: ©  leggoerifletto.blogspot.it

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

*

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>

RSS Feed