Filippo Dal Fiore

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Tutti in gara, ma con noi stessi

October 29, 2020
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Scendiamo dall’auto e il termometro segna 13 gradi.
Siamo solo a fine Settembre, ma l’autunno sembra precipitato di colpo, e a Lignano oggi non c’è da scherzare…
Ci aspettano i campionati nazionali di Thriatlon Sprint, a cui parteciperanno coloro che praticano questa disciplina sportiva molto seriamente e chi come me lo fa per mantenersi in ottima forma e per divertirsi.
Prima frazione: in mare, a nuoto. Seconda frazione: per aria, in bicicletta. Terza frazione: per terra, di corsa.

Mi godo lo spettacolo di centinaia di atleti giovani e meno giovani confluiti da ogni parte d’Italia per questa giornata competitiva in cima all’Adriatico. La maggior parte di loro beneficerà di determinazioni, allenamenti e strumentazioni che un principiante come me nemmeno si sogna, ma essere qui con il mio pettorale 698 già di per sé mi riempie di soddisfazione.
Si respirano tante emozioni nell’aria: trepidante attesa, eccitazione, tensione, strategie di mente e di pensiero. Senza alcuna aspettativa di prestazione, mi sintonizzo sulla gioia, cercando di catturare più conversazioni e scambi amichevoli con gli altri atleti prima dell’avvio pomeridiano della gara. Le strade, il cielo e il mare di Lignano sono tutti per noi oggi: mi cullo in questa sensazione speciale, lasciandomi rigenerare dall’aria fresca e dagli esercizi di riscaldamento.

E’ arrivato il mio turno: il giudice arbitro fischia e via, in un battibaleno, sono dentro l’acqua!
Tutto d’un fiato corre la gara, ti inghiotte dentro la sua bolla e quasi non hai modo di pensare. Ce la metto tutta, sento gli sforzi del corpo, ci tengo a fare del mio meglio trattandosi del mio esordio con la squadra di PadovaNuoto Triathlon. Arriva l’ultima frazione e sento forte l’incitamento dei miei compagni: grido di carica, e con gioia e soddisfazione taglio il traguardo!
Che giornata: sentire il mio agonismo, sentire quello degli altri, vivere la magia di una giornata speciale da protagonisti. Prendo forza, prendo coraggio, mi proietto naturalmente verso gli altri per condividere le mie emozioni.

Eppure, ragiono con il senno di poi, non sempre lo sport agonistico mi ha lasciato dei bei ricordi: da adolescente, i tornei e i campionati a squadre di tennis mi snervavano per la pressione di non sbagliare e del dover vincere a tutti i costi. Mi chiedo con che spirito gli altri triatleti abbiano vissuto la giornata di Lignano, quanto siano il focus sulla propria prestazione, e il confronto con quella degli altri, abbia potuto intaccare il loro spirito. In fin dei conti, per chi vive il thriatlon in modo molto competitivo, tutto si gioca su un unico parametro, quello del tempo di gara.

Per quanto mi riguarda, mi è chiaro che ho più da perdere che da guadagnare a prendere questo sport troppo seriamente, ma al contrario vorrei allargare il range di fattori su cui focalizzare la mia attenzione, oltre alla velocità. Di certo continuerò a monitorare quanto mi diverto (!), ma anche quanto fluidamente metto in atto le tecniche di movimento in gioco; o quanto bene mi sento fisicamente prima, durante e dopo la gara; o quanto riesco a entrare in connessione con gli altri e con il team, offrendo la mia presenza positiva; o quanto mi trasmette la giornata a livello di crescita interiore e personale.

Ragiono di sport, e ragiono quindi anche del mio modo di vivere la competizione.
E’ un argomento profondo e delicato che ho affrontato in molteplici occasioni dentro questo blog, sia a livello micro (quindi personale-umano) che macro (quindi sociale-economico). Parto dal presupposto che quando ci sentiamo gli uni contro gli altri, per quanto sfidante possa sembrare la situazione che si viene a creare, si genera sempre un certo grado di sofferenza e di distorsione della bellezza presente. Sentirsi superiori o inferiori non fa bene all’anima, né tanto meno provare disprezzo o invidia, esaltazione o inadeguatezza, seppure il nostro ego possa non essere sempre d’accordo.

Tutti in gara, ma con noi stessi, e nel rispetto di noi stessi. Questo mi viene da dire.
Ai miei occhi, bisognerebbe ambire a vivere così lo sport competitivo, e anche la vita in generale. Se lo vogliamo è veramente una festa, una festa di tutti e con tutti, un momento magico in cui ciascun partecipante può esprimere il meglio delle proprie diverse, e uniche, potenzialità.

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