Filippo Dal Fiore

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Gioia pura

January 2, 2021
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E’ vero, durante questo periodo di festività non possiamo muoverci molto.
Complice il brutto tempo, stiamo trascorrendo molto tempo in casa.
A pensarci bene, però, che autunno abbiamo trascorso! Mai si era visto un Novembre così soleggiato, e perlomeno nella nostra regione in tanti ci siamo spinti ad esplorare tutte le sfumature del foliage nelle vicine colline e montagne.

Tanta montagna per noi in questo (ormai concluso) 2020. E tanta bicicletta.
L’appuntamento del sabato mattina è diventato quasi immancabile: ritrovo alle 9 al Pier88, locale che sembra fatto apposta per i ciclisti, e poi via di corsa verso i saliscendi dei Colli Euganei o verso orizzonti più pianeggianti in direzione Alpi o in direzione mare.
La domenica, invece, sveglia presto in famiglia e poi tutti in macchina: un’oretta di viaggio e ci ritroviamo nel mezzo un sentiero prealpino sempre diverso, con vegetazioni e orizzonti sempre nuovi.

Queste giornate piene in ambiente outdoor sono una manna dal cielo per ricaricare qualsiasi batteria e qualsiasi umore: già lo intuivamo, ma questo 2020 anti-urbano ha portato tutto a un altro livello. Nel momento in cui cominciamo a pedalare o a camminare i pensieri cedono il posto alla presenza mentale, a quella concentrazione che è sintonizzazione con quello che ci circonda. L’aria comincia ad accarezzarci e ad avvolgerci, il procedere determinato fa lavorare la vista e l’attenzione ai variegati dettagli che il paesaggio, la selva, o i manufatti umani ci propongono.

Mi sintonizzo con la bellezza, e non riesco a trattenermi dal fermarmi a scattare una fotografia. A fine giornata le immagini sono tante, e mi sorprendo di quanto queste esperienze stiano agevolando l’emergere di una sensibilità fotografica che giace profonda in me. Mi sintonizzo con la gioia, e spontaneamente condivido apprezzamenti, entusiasmi, ironie e sorrisi con chi mi circonda.
Amici, famigliari e bambini diventano parte integrante di tutto questo: siamo uno specchio meraviglioso in cui i nostri stati d’animo si riflettono e prendono ancora più forza! Lo sguardo dei bambini ci trasmette magia, lo sguardo dei grandi ci trasmette attenzione, sento che stiamo avvicinando i nostri sentire, anche quando c’è solo da stringere i denti e portare a termine l’avventura intrapresa.

I feel blessed, direi in inglese: mi sento fortunato e sintonizzato sulla benedizione di quello che arriva. Ed è quasi un non sentire perché a quel punto mi trovo lontano dalla dimensione del pensiero che confina i vissuti dentro le parole.
Gioia pura, mi viene da pensare, una gioia che emerge ancora più radicata e solida in questo periodo della mia vita, a valle di un di lungo percorso di consapevolezza che continua a liberarmi dalle tirannie e dai crucci dell’ego.
Non c’è niente da fare. Non c’è niente da perseguire. Non c’è niente da pensare. E’ già tutto qui e non può essere che qui, e ci sta trasportando avanti magicamente.

Avevo già in mente di scrivere questo articolo ieri sera. Ebbene proprio ieri sera mi capita per le mani “Ventuno giorni per rinascere”,
un libro prezioso scritto da tre persone molto sagge quali Franco Berrino, Daniel Lumera e David Mariani. A pag. 144 mi imbatto in un capitolo intitolato “Destinazione: gioia”. Non posso fare a meno di riportarne qui alcuni paragrafi:

La radice etimologica di “gioia” deriva dal verbo yuj che in sanscrito significa “unire, legare”. [...].
La gioia non è semplicemente un’emozione, è lo stato naturale e la manifestazione del nostro essere quando vive l’esperienza dell’unione:
sia orizzontale (con gli altri esseri umani e con l’ambiente), sia verticale (con il cosmo e l’infinito).
La gioia è l’espressione della riconnessione e interconnessione [...].

Grazie.
Che altro potrei dire?

Torno sul desktop, inoltrandomi nelle cartelle alla ricerca di questo mio appunto:
“L’universo ama la gratitudine, che è come il sole che fa crescere quello che seminiamo. Provare gratitudine equivale a coltivare ed espandere quello di cui abbiamo autenticamente bisogno.”

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