Filippo Dal Fiore

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Paese che vai, usanza che trovi

December 13, 2008
europe

Rifletto sulle differenti abitudini quanto a relazioni sul lavoro, nei paesi che ho conosciuto di prima persona.

Le due cose che mi colpiscono di più in Austria sono da una parte la burocrazia, dall’altra l’efficienza. Sembra che per gli austriaci si tratti delle due facce di una stessa medaglia: la burocrazia si manifesta in una serie di regole e passaggi formali, mentre l’efficienza non è altro che l’operare precisamente e sistematicamente all’interno di quella cornice di regole.

Pensando all’Italia, noto che in Austria la burocrazia è più efficiente. Dalla mia esperienza, in Italia spesso i confini dei ruoli professionali non sono chiari e fissati una volta per tutte. Puo’ accadere, per esempio, che più di una persona si trovi coinvolta nel fare le regole o a farle rispettare, in uno stesso ambito di competenza. Cosi’ facendo le regole crescono, così come la possibilità che ognuno le interpreti a modo suo.

Al contrario che in Italia e in Austria, in Olanda mi capita molto meno spesso di notare la burocrazia. Mi si dice che la società olandese si fonda sul motto del “vivi e lascia vivere”: io non ti rompo le scatole, tu non le rompi a me. Le regole vengono chiamate in causa solo se qualcosa va storto. Ogni persona opera come meglio crede, in un paese dove tutti sono bene accorti nel non calpestare i diritti altrui.

E’ sempre interessante notare come nell’azienda di Amsterdam che frequento non sia possibile riconoscere chi sia il capo, visto che 20 persone siedono in uno stesso open-space senza alcuna traccia di gerarchia o relazione di potere. In Austria, invece, per due settimane mi si e’ chiesto quale fosse l’equivalente austriaco del mio titolo italiano di dottore, una dicitura che un paese “ossessionato” dai titoli come il nostro riconosce ai laureati anziché unicamente a chi ha un dottorato.

Negli Stati Uniti sembra che tutto quello detto finora trovi il tempo che trovi.
Oltreoceano, infatti, la regola numero uno è il pragmatismo. Dalla mia limitata esperienza, le regole servono se sono funzionali a uno scopo, altrimenti e’ possibile applicarsi per renderle tali. E’ un po’ come in Italia, con la differenza che se in USA gli aggiustamenti si apportano per agevolare la missione di un gruppo di lavoro, dai noi a volte anche per favorire una o piu’ persone. In entrambi i casi, le organizzazioni risultano più flessibili e più facilmente riconfigurabili, rispetto a quello che ho osservato in Austria e Olanda.

Una differenza che invece distingue tutti gli altri paesi che ho conosciuto dall’Italia è la cosiddetta “accountability”, ovvero il valutare l’operato delle persone sul lavoro sulla base di standard oggettivi definiti a priori, piuttosto che valutazioni più o meno soggettive ex-post.
L’accountability ha indubbiamente difficoltà ad attecchire nella nostra cultura latina, che vuole che “ci sia sempre una porta aperta per negoziare” e che “le cose si possano sempre aggiustare”.

Forse molte di queste comunanze e differenze si possano spiegare partendo dai macro-raggruppamenti culturali a cui i paesi appartengono: cattolici contro protestanti; latini contro anglosassoni; europei contro americani. In particolare, il confronto tra Austria e Olanda mi fa riflettere sull’importante ruolo giocato dalla religione: nei paesi cattolici abbiamo ereditato gerarchie e il formalismi dalla Chiesa e dal Papato; nei paesi a maggioranza protestante, la responsabilità delle proprie azioni è anzitutto individuale.

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