Filippo Dal Fiore

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Semplice tributo a Padova

January 28, 2015
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Sfrecciano le biciclette nelle strette vie del centro, ruote e campanelli vibrano nel selciato, la loro musica echeggia sotto i portici di Padova. Sono io, sono gli studenti, siamo noi cittadini e visitatori che animiamo questa densa città che non smette mai di pulsare di vita. Un po’ piccola, un po’ grande; un po’ moderna, un po’ antica; un po’ intellettuale, un po’ commerciale; un po’ provinciale, un po’ cosmopolita; un po’ città, un po’ campagna; un po’ brutta, un po’ bella, Padova sembra un microcosmo in cui si fondono vari modi di stare al mondo.

Dopo anni di peregrinaggi e soggiorni in grandi città metropolitane, ho trovato proprio a Padova una bella dimensione per un nuovo periodo di vita in cui mi occupo anche e soprattutto della mia nuova famiglia oltre che del lavoro. Una grande piccola città, o una piccola grande città, che offre un giusto compromesso e una giusta misura per molti padovani acquisiti come me. Potrebbe essere altrimenti per una delle città simbolo del Rinascimento animata dagli ideali dell’armonia, del sapere eclettico, e delle proporzioni a dimensione d’uomo?

Sguscio tra le piazze, e mi sembra di stare nel cortile di casa. Perché dovrei rimanere in salotto se con dieci minuti di bicicletta sono già in quello del centro? Mi lascio quindi alle spalle la disordinata periferia, trapasso il valico delle strette vie medievali che chiudono a raggiera il cuore cittadino, e sbuco sempre con eguale soddisfazione in quelle meravigliose piazze che si compenetrano l’una nell’altra. Perché dovrei rimanere a casa se con dieci minuti di bici o auto (ahimè, ci fossero più mezzi pubblici), sono già in un’aula conferenze, in un centro commerciale, in fiera, in zona industriale o in un palazzetto dello sport? Da questo punto di vista un amico lucano definisce Padova “una metropoli tascabile”, in cui volendo si trova sempre qualcosa da fare a portata di mano. Nel bene e nel male, si improvvisa e sperimenta molto nella Padova di oggi: tanti sprazzi creativi individuali, a volte poco vaglio qualitativo o lavoro d’orchestra.

La città, però, ha una tradizione di eccellenza. Scienza e fede non sono uno scherzo a Padova, e forse sono proprio quei due elementi che rendono l’umore degli abitanti così serio e pensieroso rispetto a quello delle città limitrofe. Una piccola città con una grande Università e una grande Basilica: Padova sembra portare sulle proprie spalle il peso della tradizione e della cultura; il rigore degli accademici da una parte, quella degli uomini di Chiesa dall’altra. C’è poco da ridere, meglio puntare a formalità, professionalità e bon ton. Mai paura, tanto ci sono gli studenti e i continui nuovi arrivi da fuori a scompigliare le carte in tavola! Pur con un carattere chiuso, Padova resta una città aperta ed eclettica, che magistralmente nei secoli ha saputo accogliere forestieri di somma levatura: da Galileo a Giotto, da Sant’Antonio a Shakespeare. Stando a recenti indagini, parte della ricerca scientifica dell’Università e delle pratiche mediche dell’Ospedale primeggiano per qualità in Italia se non nei circuiti internazionali.

Tutto qui, questo mio semplice tributo. Non che manchino le cose che non vanno, anzi. In segno di gratitudine preferisco però celebrare tutto il bello che questa città mi consente di vivere e di far mio, e di quanto noi stessi abitanti, nelle nostre abitudini e nei nostri schemi mentali, ci plasmiamo inevitabilmente a sua immagine e somiglianza.

Immagine: ©centrocongressipadova.it

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