Filippo Dal Fiore

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L’importanza di semplificarci la vita

July 16, 2019
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Quante cose potremmo evitare di fare?
Questo voleva essere il titolo di questo mio articolo, ma poi, al momento di sceglierlo, mi sono chiesto se non valesse la pena inquadrarlo in modo più ampio, facendo riferimento al concetto di semplicità. Questa riflessione, infatti, ha a che vedere con l’opportunità di semplificarci la vita.

I recenti sviluppi “iper-moderni” della società e dell’economia hanno fatto sì che si siano moltiplicate le cose da fare e di cui tener conto. Più informazioni, più prodotti, più opportunità, più attenzioni: negli ultimi anni il mondo artificiale si è andato impetuosamente sviluppando nella direzione di varietà e diversificazione. Impatti ambientali a parte (lascio ad altri articoli la trattazione di questo aspetto), questa ricchezza potenziale va correttamente interpretata e gestita, affinchè non ci complichi le cose e diminuisca il tempo e le risorse che abbiamo a disposizione per fare ciò che è autenticamente evolutivo per noi. Dopo una fase di esplosione delle opzioni, è ora arrivato il momento di fare ordine e emanciparci da ciò che ci è poco utile se non dannoso.

Per esemplificare quello che intendo dire, mi focalizzo su un caso pratico che mi riguarda direttamente, ovvero la pianificazione dei viaggi, professionali e di piacere che siano. Si tratta di un’attività che mi ha sempre fatto entusiasmare, ma ultimamente mi sono reso conto di quanta attenzione ed energie stesse consumando, finendo per indurre preoccupazioni non necessarie.

Si parte da Booking.com, la piattaforma che più di ogni altra al mondo concentra la più alta quantità di opzioni di alloggio. Si prosegue su Skyscanner.com, il sito che consente di valutare tutte le opzioni di volo aereo. Si continua su Google, guadagnando accesso a qualsiasi informazione e opinione disponibile su qualsiasi località del mondo.
La base di partenza per effettuare le proprie scelte è strabiliante, ma proprio per questo l’esercizio ci risulta ben più difficile e dispendioso. Come già sostenuto dagli autori del libro “The Paradox of Choice” la valutazione di così tante opzioni mette a dura prova la nostra capacità di gestire la spinta del desiderio: potrei andare nella località X, ma anche quello Y mi attrae e ha i suoi vantaggi; potrei risparmiare aderendo velocemente all’offerta a tempo su questo o quell’elemento del viaggio, ma potrei anche trattarmi bene selezionando le opzioni più comode e agevoli: e adesso che mi reso conto di quante viste mare ci sono, come faccio ad accettare la vista montagna? E poi è una buona idea controllare meteo e opzioni di cancellazione, meglio darsi la possibilità di cambiare last-minute. E infine occorre prenotare anche i trasporti interni, non si sa mai che le macchine a noleggio finiscano…
Ragazzi, che fatica!

A questo punto però mi pongo una semplice domanda: ma tutto è veramente necessario?
E inoltre: quanto salutari sono le emozioni che mi suscita tutto questo processo?

Cercando di rispondere a queste domande mi rendo conto che i messaggi che recepisco da Internet di certo ampliano la mia base informativa, ma altresì mi trasferiscono aspettative e pressioni. Siamo indotti a volere tutto e alle migliori condizioni possibili, senza renderci conto che non solo tutta questa pianificazione per risparmiare tempo, soldi e fatica non solo non è edificante (non esiste un reale bisogno di risparmiare: tutte le risorse di cui abbiamo bisogno sono disponibili in abbondanza, il poverty thinking è sempre un pensiero indotto) ma non necessariamente rende l’esperienza di viaggio più soddisfacente. Pianificare, inoltra, dirotta la nostra attenzione dal momento presente a quello futuro: a ben vedere si tratta di un’evasione alla rincorsa di sogni e certezze, e in quanto tale andrebbe condotta al giusto momento e nella giusta misura.

Risulta invece quanto mai necessario imparare a fidarsi, ovvero ad avere fede che l’esperienza futura andrà bene e ci offrirà quello di cui abbiamo bisogno per crescere. Il mantenersi aperti e flessibili ci consentirà di esperire gli avvenimenti della vita con più senso di avventura e di improvvisazione, e comportarci in modo più intelligente (smart) al momento in cui ciò è realmente necessario piuttosto che sulla base di scenari ipotetici. Per i prossimi viaggi mi prefiggo di consultare Internet più in tempo reale che in anticipo: ha senso dedicare il pre-viaggio a letture e incontri che mi preparino culturalmente e spiritualmente al paese che andrò a visitare, mentre la pianificazione di spostamenti e alloggi potrà essere fatta per lo meno in parte in tempo reale sul posto (grazie a Booking e i vari siti), forti della conoscenza diretta di luoghi, condizioni e abitanti.

In conclusione, mi è ora ancora più chiaro quanto importante sia prestare attenzione alla qualità degli input informativi con cui entriamo quotidianamente in contatto in questa nostra “società dell’informazione”. Oltre ad essere più o meno veritiera e rispettosa, ogni informazione e comunicazione che ci arriva porta con sé una visione del mondo che – senza necessariamente volerlo – veicola prescrizioni su quello che è importante sapere e fare, inducendo stati emotivi da cui non necessariamente traiamo vantaggio. Ogni input richiede tempo e si sovrappone al momento presente: ha il potenziale di distrarci da ciò che è difronte a noi e che, per il nostro bene, necessita di essere vissuto fino in fondo.

Quante volte controlliamo il GPS anche se conosciamo già la strada o potremmo improvvisarla?
Oggi più che mai occorre riscoprire la nostra bussola interna, riuscendo a comprendere il modo migliore per utilizzare – e NON utilizzare – gli strumenti a nostra disposizione. Se la nostra vita comincerà a semplificarsi, allora vorrà dire che stiamo facendo un buon lavoro.

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