Filippo Dal Fiore

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La rivoluzione della sostenibilità (14): oltre l’intelligenza, la semplicità

September 12, 2018 No Comments»
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Uno degli aggettivi inglesi più usati ed abusati di questi tempi è smart (intelligente, sveglio). Seppure spesso questo attributo venga invocato di maniera riduzionista, meccanicista, o alla moda, concordo con gli esperti di economia nell’assegnare molta importanza al fatto che imprese e organizzazioni gestiscano di maniera più intelligente le risorse che hanno a disposizione.

Intelligenza fa rima con efficienza: in qualche modo l’una è la continuazione naturale dell’altra. Si tratta in prima battuta di combattere gli sprechi, rendendo da una parte le aziende più competitive, dall’altra l’intero sistema più sostenibile. I più recenti sviluppi dell’informatica e della sensoristica spalancano le porte alla cosiddetta industria 4.0, ovvero un’industria in cui si raccolgono dati su tutti i processi, per comprenderli meglio e quindi migliorarli. Di questi tempi una moltitudine di società tecnologiche e di consulenza si prodiga per proporre ai propri clienti soluzioni per diventare più smart, creando però più confusione di quanto sarebbe a mio avviso necessario.

Maggiore intelligenza è altresì richiesta a chi si occupa di marketing, per evitare di fare ciò che non è necessario e crea soltanto dissipazione di energie.

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La rivoluzione della sostenibilità (13): risolvere il nodo del lavoro

September 11, 2018 No Comments»
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Il concetto di lavoro rappresenta un’ossessione sempre più influente nella società contemporanea. Tutti noi dobbiamo averne perlomeno uno, per garantirci un’entrata economica e quindi la possibilità di mantenerci e finanche (nella percezione di qualcuno) di sopravvivere. I governi sono anzitutto chiamati a creare le condizioni affinchè esistano opportunità di lavoro per tutti. Le imprese cercano di contenere i costi associati al lavoro, per rimanere quanto più possibile profittevoli e competitive.

A ben vedere, una società in cui tutti portano un tale peso sulle spalle, non è una società completamente libera. Buona parte dell’agire sociale prende vita da questa preoccupazione, e se da una parte essa rappresenta un formidabile motore per mettere in moto l’ingegno e l’impegno delle persone, dall’altra porta a compiere scelte subottimali perché dettate dalla paura: “se non…, allora…”. Si vive in un certo senso sotto ricatto, e il valore stesso delle persone da intrinseco diventa estrinseco, ovvero condizionato dal successo sul lavoro.

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