Filippo Dal Fiore

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BLOG in italiano

Società fondata sul lavoro o distrutta dal lavoro?

July 2, 2014 No Comments»
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Arriva l’ora di pranzo e indugio più del solito a tavola con amici o colleghi, coinvolto in conversazioni socialmente utili e personalmente distensive. Ritorno al lavoro scrutando l’orologio, dicendomi che avrei dovuto fare prima e in generale, quando possibile, dovrei semplicemente fare il mio dovere di persona produttiva, invece di perdermi in fronzoli. E’ sbagliato chiedersi se ci sia un urgente bisogno di fare chissà che cosa, non importa che io non debba timbrare nessun cartellino in quanto libero professionista, quello che conta è lavorare per non sentirsi in colpa per non averlo fatto.

E’ interessante a questo punto notare come questo insidioso senso di colpa che credo accumuni molti di noi sia slegato dal generale contributo che diamo alla collettività. Tipicamente, il tempo sottratto al lavoro è un tempo dedicato alle relazioni sociali e al benessere personale, due condizioni indispensabili per funzionare bene in società. E’ più importante trascorrere una mezzora in più con i propri figli, nella propria comunità, o dando ascolto e compagnia a un amico, o mezzora in più lavorando a chissà quale ennesima attività? Vale veramente la pena lavorare quanto più possibile, quindi in condizioni di assuefazione o di stress, piuttosto che porci un limite puntando su maggiore qualità, presenza mentale (mindfulness) e attenzione agli altri?

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La trappola dell’auto-centratura

June 3, 2014 No Comments»
Self-Absorbed

Penso a tutte le cose che ho fatto nell’ultimo anno e penso alla societa’ contemporanea in
cui, giustamente, siamo tutti intenti a perseguire qualche forma di interesse. Le opportunita’ per fare qualcosa di bello sembrano essere sempre piu’ numerose, e non e’ per nulla facile resistervi. Cerchiamo di trovarci un lavoro che ci interessi, di conoscere luoghi e persone interessanti, di perseguire obiettivi che abbiano un senso per noi. Piu’ siamo curiosi e preparati culturalmente, piu’ si ci spalancano difronte nuovi mondi da esplorare. Piu’ la nostra indole e’ indipendente e svincolata dalle tradizioni, piu’ spaziamo verso cose nuove e diverse.

E’ liberatorio vivere in una societa’ acculturata dove ciascuno fa quello che vuole, ma c’e’ un rischio: il distanziarsi gli uni dagli dagli altri, allorquando i nostri peculiari interessi non coincidano piu’ con quelli di chi ci circonda. Seguendo il richiamo dell’“io” (mi piace, lo voglio) ci distacchiamo dal “noi”, dal sentire comune, e da richieste altrui che potrebbero apparire seccanti. Senza colpa, finiamo per diventare auto-centrati e per costruirci un mondo su misura, cosa bella perche’ ci consente di mettere piu’ facilmente a frutto la nostra creativita’, ma anche limitante perche’ non ci fa sentire parte di un progetto piu’ grande che va oltre noi stessi.

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Alla riscoperta della gratitudine

May 17, 2014 No Comments»
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Come probabilmente accade in molte altre giovani famiglie, e’ arrivato anche per noi il momento di fare economia. Mi sorprendo a mettere tutte le spese l’una in fila all’altra: ma quante sono? Abbonamenti, automobili, assicurazioni, banda larga, spese condominiali di ogni tipo, benzina, mensa della scuola, mutuo, vacanze…Valuto la possibilita’ di tagliare qualcosa e porci dei limiti espliciti, cosa che non ho mai considerato nel passato.

A questo punto, mi sorprende una rara sensazione di gratitudine per quello che ho. Sono proprio tante cose, e io le avevo date per scontate. Adesso che potrei perderle, mi sento grato di poterle avere in primo luogo, ed e’ come se l’eventualita’ di una rinuncia mi stia re-insegnando a portare loro rispetto. E’ la stessa sensazione che mi coglie quando la vicina del piano di sotto mi parla dell’incidente improvviso che ha menomato il fratello: la vita di tutti i giorni non ci e’ data per sempre, prima o poi una crisi arriva, ma invece che deprimermi questa considerazione mi fa provare gratitudine per la mia quotidianità. Quello che e’ invisibile e scontato riacquisisce improvvisamente valore, dall’automobile che guido ai programmi preferiti, dalla compagnia della mia famiglia alla passeggiata dopolavoro al parco, tutte cose che non sono date per sempre e che a viverle con gratitudine hanno un sapore meraviglioso.

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Cultura del fare contro cultura del sapere

April 25, 2014 No Comments»
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Mi appresto a concludere un mio lavoro di analisi scientifica delle pratiche di lavoro e collaborative di alcune aziende manifatturiere del Veneto. La mia impressione e’ che si tratti di ambienti molto grintosi in cui domina la cosiddetta “cultura del fare”: l’importante e’ agire e produrre risultati concreti nel piu’ breve tempo possibile, piuttosto che fermarsi a pensare e a capire le cose. Non c’e’ spazio per una “cultura del sapere”, quella che privilegia la conoscenza e la presa di consapevolezza prima dell’azione, ma che non appare immediatamente utile.

Per molte persone, le due culture tendono a escludersi l’una con l’altra. O si e’ una persona concreta “con i piedi per terra”, o una persona di cultura “benpensante”. La strada della pratica porta da una parte, la strada dell’intelletto da un’altra. Nel contesto italiano e in molti altri, il divario appare spesso incolmabile e di riverbero molto ampio: non solo realismo contro idealismo, ma anche falchi contro colombe, destra contro sinistra, settore privato contro settore pubblico, aziende contro scuola e accademica. I pregiudizi reciproci sono forti e fanno molto male: gli uni vengono tacciati di ignoranza, gli altri di inutilita’.

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Per amore della nostra famiglia

March 28, 2014 No Comments»
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Ci resto interdetto e ferito: “…ma…come e’ possibile?” borbotto. La notizia che i genitori di qualche compagno di asilo di mio figlio si sono separati mi arriva anche dai bimbi stessi. Alcuni si sono uniti a genitori di altre famiglie separate, andando a formare un nuovo nucleo con figli misti.

Forse non posso nemmeno immaginare i travagli che questi bimbi e genitori si trovano ad affrontare: prima, durante la crisi matrimoniale; adesso, nella fase di separazione; nel futuro, nella gestione di lacerazioni emotive difficili da marginare.
Tutto questo e’ molto importante, mi dico, ma perche’ se ne parla cosi’ poco? Sembra quasi “fuori moda” occuparsene, i media non fanno che parlare di lavoro e di economia. La crisi, il boom, il business. Ma dietro e alle spalle di questa ossessione economica, cosa sta succedendo alle persone e alla societa’? Chi ci aiuta? Con chi dobbiamo parlare? Cosa dobbiamo fare? Come cresceranno i nostri figli?

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