Filippo Dal Fiore

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BLOG in italiano

Un oceano di mezzo, in teoria

September 18, 2009 No Comments»
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Se mi venisse chiesto quale sia la differenza piu’ fondamentale tra la scuola di pensiero americana e quella europea, credo rispondei l’approccio alla teoria, strumento ultimo per assegnare significato a quello che ci circonda.

Ho l’impressione che oltreoceano le teorie si possano facilmente reinventare. Non che gli americani non vi diano importanza, ma piuttosto sono maggiormente in grado di assegnare loro “il tempo che trovano” e quando serve, di sbarazzarsene.
Questo fa quadrato con la visione del mondo che li caratterizza: in uno stato di transizione permanente il concetto di “radice” e “radicamento” – del pensiero in questo caso – non è esigenza così forte come in Europa. In una societa’ aperta al cambiamento e dominata dal pragmatismo (dove contano anzitutto i fatti e, ancora di piu’, i risultati), le teorie non sono nient’altro che un’altra “story”. Sono una storia che così come ha preso forma in un contesto determinato, puo’ venire smontata e superata in altri contesti: dai nuovi fatti, perché questi hanno sempre la precedenza.

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Una Toscana di virtu’

August 29, 2009 No Comments»

La strada sguscia tra le ultime colline, sfocia in una piana, punta dritta verso il mare. Freccia a sinistra, svoltiamo, il campo visivo ci si spalanca contro una distesa giallo-verde di girasoli, sovrastata da un profilo collinare che sembra la firma di un’artista.
Tutt’intorno, nitidezza: di un cielo e di una luce che demarcano nettamente i confini, che fanno brillare i colori con una gentilezza inusuale, che non accennano alcuna offesa a uno sguardo che ormai non offre alcuna resistenza.
Freno. Entro nello sterrato. Parcheggio. Ci attende una settimana di vacanza e riposo nella Maremma Toscana, in una delle infinite fattorie che accolgono i tanti pellegrini dell’armonia che convergono in questa regione dall’Italia e dal mondo.

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Stati Uniti d’Arabia

August 21, 2009 No Comments»

Stiamo iniziando la nostra discesa verso l’aeroporto internazionale di Dubai, siete pregati di allacciare le cinture. Il messaggio dirama il torpore dei passeggeri, qualche occhio si schiude, i miei continuano a mantenersi aperti, cadendo regolarmente sullo schermo con la rotta. Poco piu’ di un’ora fa abbiamo sorvolato Baghdad e Falluja, con un certo sussulto, per poi imboccare il Golfo Persico all’altezza di Al Basrah.

La storia recente ci e’ sfilata sotto i piedi, ma noi in un batter d’occhio ci troviamo in coda all’immigrazione, dove ci attende un arabo barbuto in thobe, tunica e cuffia bianche, con sguardo tra l’indifferente e il superiore. Sono gia’ passato di qui, poco piu’ di un anno fa, ma non riconosco piu’ il terminal dell’aeroporto. Palme finte e giganteschi pilastri fosforescenti di giallo scandiscono un atrio mai visto tanto grande. Salto in taxi: Abu Dhabi, Rotana Beach Hotel. Da domani, domenica feriale musulmana, mi aspetta una settimana di lavoro a Masdar, la nuova citta’ voluta dallo sceicco Khalifa ibn Zaid al-Nahayan come modello di eco-sostenibilita’ per il mondo.

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Una nuova ricerca della bellezza

July 24, 2009 No Comments»
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Sono a Venezia e apprendo che la citta’ ospita due nuove esposizioni di arte contemporanea. Facoltose fondazioni hanno investito nell’allestimento di edifici storici di una citta’ che, sede della Biennale, si candida a diventare uno dei punti di riferimento mondiali per gli amanti della disciplina.

Nonostante il mio amore per l’arte, non sono pero’ sicuro che questa sia una notizia che mi faccia interamente piacere. Piuttosto, mi da’ l’occasione di riflettere sulla complessita’ dell’arte contemporanea: in quanto arte, mi dico che dovrebbe essere prima di ogni altra cosa “ricerca del bello”. Piu’ spesso, pero’ – per quella che e’ la mia molto limitata esperienza – mi trovo difronte a opere fondate sulla provocazione, sulla contro-intuizione, sulla morbosita’, dalle quali non riesco a provare quell’emozione di appagamento ed equilibrio che associo alla bellezza.
Quando le capisco, il piu’ delle volte ne apprezzo l’idea; mi capita di simpatizzare con le intenzioni, le denuncie politiche o le sofferenze interiori dell’artista, la cui creazione puo’ svolgere funzione terapeutica. Altre volte, prendono il sopravvento la frustrazione di non capire, nonche’ il disturbo che mi deriva da tutto il brutto dell’opera.

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Il duro mestiere dell’innovatore

July 10, 2009 No Comments»
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In questi anni di permanenza nel mondo della ricerca, ho sempre cercato il contatto con il mondo esterno, come veicolo per capire come le cose effettivamente succedano, al di la’ delle “fotografie” scientifiche e delle speculazioni teoriche.

Il momento storico e il mio background in comunicazione hanno fatto si’ mi incanalassi quasi naturalmente verso il settore delle nuove tecnologie dell’informazione. Stanno rivoluzionando il mondo, ci veniva detto. Io volevo capire in che modo tale rivoluzione si potesse governare per creare nuove possibilita’ che facessero contente le persone, per come lo ritenessi giusto io. Ho cominciato le mie frequentazioni al MIT, che mi hanno consentito di cominciare a lavorare con chi la tecnologia la stava sviluppando, su questi due fronti:

- un’audio-video guida attraverso la quale visitatori e cittadini potessero navigare le citta’ d’arte attraverso voci e racconti degli abitanti del luogo (di cui avremmo presentato il prototipo alla Biennale d’Arte 2005);
- un servizio di visualizzazione delle attivita’ urbane, costruito sulla base dei dati aggregati e anonimizzati generati dai nostri telefoni cellulari, per monitorare in tempo reale la presenza e i flussi di persone. Obiettivi: agevolare operazioni di soccorso in caso di emergenza, quantificare la popolarita’ delle opere pubbliche, individuare gli sprechi di energia relativi alla presenza delle persone (una sorta di “grande fratello buono”, attualmente promosso attraverso la mia fondazione, Currentcity).

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